via E. Curti, 8 - 21036 - Gemonio (VA)
tel. 0332601411 - fax. 0332610521
Il
problema del “bullismo” investe da vicino il mondo della scuola,
proprio perché in essa trova un ambiente in cui manifestarsi, anche
se a volte il fenomeno può essere ignorato o quasi sommerso.
Dan Olwens, professore di psicologia all’università Beigen,
fu il primo studioso agli inizi degli anni ‘70 ad occuparsi del
fenomeno in modo sistematico; in seguito, tra gli anni 80 e 90, la ricerca
si è sviluppata nei paesi scandinavi, nel Regno Unito, in Giappone,
Olanda, Canada e U.S.A. e di recente anche in Italia.
La percentuale degli studenti coinvolti nel fenomeno è indicata
diversamente dai ricercatori.
Dan Olwens scrive che il 15% della popolazione scolastica è coinvolta
nel fenomeno e la percentuale comprende le vittime, i bulli e gli appartenenti
ad entrambe le categorie. (1993).
In Inghilterra Sharp e Smith (1994) rilevano che il fenomeno coinvolge
il 27% degli studenti, molto più grave è il dato rilevato
da Ada Fonzi, che sostiene che il 41% della popolazione studentesca della
scuola primaria italiana sia coinvolto in ruolo attivo, e non solo come
spettatore, nel bullismo.
Tuttavia, per chiarire i dati del fenomeno ed evitare di confondere aggressività
con bullismo, ci si può rifare alla definizione di Olwens, che
pone l’accento sulle “azioni offensive commesse ripetutamente
e frequentemente. Per parlare di bullismo è necessario che vi sia
una simmetria nella relazione. Il termine non dovrebbe essere utilizzato
quando due studenti pressappoco della stessa forza fisica litigano o discutono”.
Riferimenti bibliografici:
Dan Olwens, Bullismo a scuola, Giunti 1996
S.Sharp – P. Smith, Bulli e prepotenti nella scuola, Erickson 1994
Ada Fonzi, Il bullismo in Italia, Giunti 1997
Il piano d’intervento
Premesso che la constatazione dell’esistenza del fenomeno di per
sé non costituisce un rimedio, si può pensare di ridurre
il bullismo in questo modo:
Caratteristiche dell’intervento:
è rivolto a tutti gli alunni della classe e non direttamente ai bulli e alle loro vittime, perché è necessario agire sulla comunità degli spettatori per ottenere un cambiamento stabile e duraturo; è progettato insieme dagli insegnanti.
Destinatari: l’intervento ha una diversa articolazione per i destinatari
e prevede l’intervento a supporto da parte dell’operatore
psicologico che già lavora nella scuola.
È rivolto a:
Attività:
- questionari (per raccogliere informazioni individuando soggetti, attori,
vittime e spettatori, dove avvengono gli episodi, in cosa consistono e
con quale frequenza si ripetono)
- questionari (per raccogliere informazioni sulle reazioni degli alunni
dopo i fatti aggressivi subiti e per conoscere le risposte degli adulti)
- rappresentazioni teatrali, giochi di ruolo e socializzazione delle esperienze
- fruizione di materiale audiovisivo e/o multimediale ad hoc
- discussione, in piccoli gruppi o in tutta la classe, sulle problematiche
e i sentimenti che emergono durante le attività
Il nostro Istituto collabora da diversi anni con gli esperti della Comunità
Montana della Valcuvia nell’ambito della prevenzione del disagio
e dei fenomeni di prevaricazione attraverso corsi di formazione, incontri
con gli esperti e lo sportello di ascolto.
Per l’anno scolastico 2005/2006 l’Istituto ha chiesto di partecipare
al progetto della Comunità Montana sul tema delle “Paure
dei minori” e che, se attuato nelle nostre scuole, vedrà
la partecipazione di tutte le componenti educative, dalle famiglie, agli
insegnanti e agli educatori.